“LE SERENATE DEL CICLONE”
Il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ incontra Romana Petri
LUNEDÌ, 14 MARZO 2016 - ORE 21.00
Lunedì 14 marzo alle ore 21.00 il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ si lascerà ammaliare da “Le serenate del Ciclone”, l’ultimo capolavoro della grande scrittrice Romana Petri, un’opera ancestrale che comprende il lettore e lo immerge en abyme nel piacere della lettura.
Dovevamo essere assai belli visti di spalle: un microbo e un gigante che s’erano appena dichiarati un grande amore.
“LE SERENATE DEL CICLONE”
Informazioni editoriali:
Autrice: Romana Petri
Titolo: Le serenate del Ciclone
Editore: Neri Pozza
Collana: I narratori delle tavole
Anno: 2015
Pagine: 592
Prezzo: Euro 18,00
ISBN: 978-8854-51094-4
“Le serenate del Ciclone” (Neri Pozza, 2015) è un romanzo corale dotato di una possanza letteraria pari a quella umana e artistica del suo ciclopico protagonista Mario Petri, padre della scrittrice. È romanzo-corpo che custodisce un cuore palpitante: i racconti epici narrati da Mario alla piccolissima Romana, l’Iliade che la teneva sveglia tra pensieri, timori e rabbia. Racconti andati avanti per mesi, vissuti al parossismo, quando le assenze da tournée concimavano la fantasia ormai incendiata della futura narratrice e si arricchivano respirando l’interessante mondo dei grandi. Ci fu Sergio Leone che instillò la curiosità per il mito e l’archetipo, poi brillò il carisma di Maria Callas, il Kid e Charles Bronson, fino all’alba estiva in cui l’immaginazione divampò nella nuotata sul dorso del padre che inaugurava la narrazione dell’Odissea. L’epica pulsa da quelle righe nelle arterie di tutta la storia, che ne riceve slancio, arde nella suprema narrazione del Mario-figlio e cresce fino alla costruzione di un mito contemporaneo di uomo e di padre.
Un libro necessario per i lettori, ma indispensabile anche per la scrittrice. Dopo 25 anni di riflessione e un’ulteriore gestazione, Romana Petri ha affrontato suo padre, guidata dall’urgenza di riprenderselo, semplicemente perché le mancava. Non occorreva una resa dei conti, come testimonia il rapporto vivace e viscerale che affiora dove il ricordo ricuce col cuore e i sentimenti quello che la mente assente, fanciulla o distante ha smarrito. La chiave di scrittura è venuta da “La provincia dell’uomo” di Elias Canetti, dove l’autore immagina come sarebbe bello poter rimpicciolire, tornare indietro, scendere i gradini al contrario. Così Romana Petri si è riappropriata del suo babbo, intraprendendo un percorso narrativo su più livelli, stratificato.
Salpa come un romanzo picaresco e di formazione, cullato dalla sonorità dialettale della chanson rusticana, che affresca la campagna umbra e la vita contadina. Sembra un’opera melodica, dove le nostalgie contengono l’estensione della scala e impongono il passo al lettore, che ascolta e legge il paradiso a Cenerente. Qui nasce Mario Pezzetta, in arte Petri, nasce da una narratrice-genitrice che trasferisce i ricordi della sua esperienza di parto alla nonna Terzilia. Mario è prima di tutto un uomo che si fa da sé, pregno del fascino incommensurabile della convivenza tra il pugile e il cantante lirico. Il romanzo ne delinea i contorni leggendari attraverso le sue più disparate relazioni: l’amore del nonno Damino, la madre Terzilia e i suoi silenzi, la nonna Olimpia e le sue uova, l’amico iniziatore Orlando, il Kid eterno vero fratello. Alla fine la psiche e la figura del mito sono perfettamente tridimensionali, complete di ogni dettaglio, precise in ciascuna sfumatura. Il Ciclone lo si può ammirare girandogli intorno, è pronto per entrare nel passo a due della paternità, mentre anche la scrittura si trasforma nella prima persona di un memoir.
Il pugilato e la lirica sono il diaframma che divarica il respiro epico del romanzo e disegna l’incedere del gigante sensibile, secondo una ricetta insolita che impersona un mito non divino o eroico, bensì il mito di un Uomo. Un uomo pieno di difetti, raccontati e mai giustificati. Si è rapiti dalle avventure di un giovane ribelle, tra le serenate e le scazzottate, tra avventure goliardiche sempre in compagnia di amici fedeli. Mario è tanto simile ad Achille e con la sua ostinazione e i sacrifici diviene protagonista dei palcoscenici operistici dalla seconda metà degli anni ’40 per oltre un trentennio. La pausa cinematografica dal 1960 al 1965 lo vede divo, spesso antagonista, nelle pellicole degli “Ercoli”. Non fu solo basso e baritono, perché arriverà a conquistare negli anni ’60 anche la musica leggera con un milione e mezzo di copie vendute di “Oh, Lola” (motivo di Kramer). La saga continua nel debutto con l’Edipo Re di Stavinskij e ancora Mitropoulos che lo volle alla Scala, ma litigarono. Tutto travolge un’indole turbolenta, passionale, indomita. Ingrata fu Giulietta Simionato alla quale tanto lui aveva sacrificato con una convivenza riparatrice mai risarcita, ambiguo anche Von Karayan che pure gli fece girare il mondo come Don Giovanni.
Quando la narratrice diviene figlia, il racconto prosegue senza mai sfociare in adorazione e il protagonista indiscusso diventa l’amore. Come non accorgersi che l’uomo che ha avuto un vero padre solo nell’amore del nonno Damino, riesce suo malgrado a incarnare un emblema di paternità? Certo un padre non privo di difetti e debolezze, vizi e incomprensioni, presunzioni e fallimenti, ma per questo ancor più amabile e umano. Eppure il passo cambia davvero solo quando Mario torna padre-bambino e l’autrice sembra madre. Che cosa accade?
Nelle prime pagine del racconto, Romana Petri inventa un aneddoto geniale sulla paura degli uomini che finisce nelle loro scarpe. Un aneddoto che torna potente come il disprezzo forte per la paura, la sottomissione. Dalla codardia paterna Mario si riscatta con una domanda che costa frustate e poi romperà la prigionia dello stereotipo paterno con l’aggressione al gerarca fascista. Mario cancella il padre, quasi lo uccide davvero. Ebbene la paura sembra non conoscerla nemmeno chi scrive, che tutto racconta senza tema fino al “Macbeth di Mario Petri” che offusca Riccardo Muti. Fra quelle righe coraggiose la fama del maestro si frantuma nel più grave e vergognoso fallimento umano: il tradimento dell’amicizia. Una delusione a tratti rabbiosa che Mario coverà e lo logorerà fino alla morte. La fine forzata della carriera, l’arrivo di Aldo e Poldo, il ritiro in campagna che ha il sapore del ritorno. La separazione inaccettabile evolve a ritroso fino alla rinascita col passaggio in amnios, l’attraversamento dell’anima verde, che lo restituisce alla storia. Mario torna figlio, mortalmente bello come a diciassette anni, ma ormai immortale, rigenerato dalla sua stessa figlia.
La nostalgia insopprimibile non piange, perché non è rimpianto, ma consapevolezza delle radici grandi. E il romanzo resta saldamente ancorato in un presente proteso che trova vigore nell’amore del passato.
Non era questione d’anima, era proprio il corpo, non riusciva più a starci dentro, sembrava che lo spazio si fosse ristretto.
L'Autrice
Romana Petri è considerata dalla critica letteraria autorevole tra le maggiori e più influenti autrici italiane contemporanee. Con uno stile definito classico-barocco e surreale, ha scritto quindici romanzi tradotti in Europa e negli Stati Uniti, che percorrono la resistenza italiana, incontrano l’immigrazione italiana in Argentina, arrivano in Portogallo e alle isole Azzorre.
Nata a Roma il 10 settembre del 1955, vive tra Roma e Lisbona, dove dirige con suo marito, Diogo Madre Deus, la casa editrice Cavalo de Ferro. È stata insegnante di francese ed è traduttrice dal francese, dallo spagnolo e dal portoghese. Fra gli autori tradotti Jean-Marie Gustave Le Clézio, Alina Reyes, Adolfo Bioy Casares, Anne Wiazemsky, Helena Marques, Ana Nobre de Gusmão, Inês pedrosa, João Ubaldo Ribeiro e dall’inglese ha tradotto “Il diario di Adamo ed Eva” di Mark Twain. È autrice di radiodrammi per la Rai, ha pubblicato diversi contributi per le testate Leggere, Nuovi Argomenti e L’Unità. Nel 2004 ha fondato la casa editrice italiana Cavallo di Ferro e specializzata nella promozione di autori lusitani. È affermata critica letteraria, collabora con La Stampa, Il Venerdì di Repubblica, il Corriere della Sera, Il Messaggero.
Ha cominciato a scrivere intorno ai venti anni racconti brevi, idee fermate su carta e persino un romanzo smarrito. Poi un giorno è uscita dal buio con una telefonata azzardata a Giorgio Manganelli. La scrittura potente accese l’intuito e la stima del grande scrittore e disegnò i contorni del suo esordio letterario. Il pubblico la conobbe così, con la raccolta di racconti “Il Gambero blu” (Rizzoli, 1990) che vinse il Premio Mondello per l’opera prima nello stesso anno. Negli anni seguenti, sempre per Rizzoli, ha scritto “Il ritratto del disarmo” (1991) e ancora “Il Baleniere delle montagne” (1993), un romanzo ambientato nelle Azzorre, che indaga i misteri del cuore tra realtà, finzione, magia e suggestioni. “L’Antierotico” (Marsilio, 1995) è un bouquet di racconti i cui protagonisti sono accomunati dall’incapacità di godere del proprio corpo. Fra le più grandi opere della letteratura contemporanea si colloca certamente il romanzo “Alle case venie” (Marsilio, 1997) finalista al Premio Strega del 1998, vincitore del Premio Rapallo Carige nello stesso anno, nonché del Premio Palmi. Mentre ripercorre il biennio della resistenza partigiana, la scrittrice indaga il legame di dipendenza fra vivi e morti, negli incontri fra la giovane Alcina e il fantasma del padre, Astorre. Il dialogo sublima nella metafora del confronto fra la coscienza e la ragione. L’autrice continua a parlare di padri che non sono ancora il suo, nella raccolta “I padri degli altri” (Marsilio, 1999), incentrata sulla distanza fisica e l’assenza di paradigmi affettivi per la paternità, spesso ingabbiata negli stereotipi della virilità. Con il romanzo “La donna delle Azzorre” (Piemme, 2001) che riceve il premio Grinzane Cavour nel 2002, un’italiana approdata nelle Azzorre, terra magica, carica di mistero e presenze, riflette nel tempo di un’estate sospesa su vicende di abbandono, amore, esilio, ritorno. “Dagoberto Babilonio, un destino” (Arnoldo Mondadori Editore, 2002), è un romanzo picaresco che si svolge fra il Sudamerica e la Spagna in piena guerra civile una storia d’abbandono, d’amore e ricerca. Nel 2005 pubblica “Esecuzioni” (Fazi) e proprio quell’anno Romana Petri viene insignita del Premio Nazionale Alghero Donna di Letteratura e Giornalismo. Con “Ovunque io sia” (Cavallo di Ferro, 2008), che Gianpaolo Serino definì il migliore romanzo italiano dell’anno, Romana Petri ha raccontato una travolgente e dolorosa saga familiare intorno all’amore e alla maternità, in una Lisbona sempre magica. Nuove forme sperimenta il romanzo “Ti spiego” (Cavallo di Ferro, 2010 e BEAT, 2015) che attraverso uno scambio epistolare tra Roma e Rio de Janeiro, sotteso da un amore finito, racconta una generazione, con i suoi malesseri, le sue manie e impone una resa dei conti. Nel 2011 esce “Tutta la vita” (Longanesi), che vince il Premio Bottari Lattes Grinzane nel 2012. È la storia di Alcina donna algida, ma fragile che lascia l’Umbria per raggiungere in Argentina il suo unico bacio d’amore. Un capolavoro che racconta l’amore eterno e indissolubile, al quale il passare del tempo può solo aggiungere. Lo stesso anno pubblica con Paolo Di Paolo e Dacia Maraini “Una giornata con Antonio Tabucchi” (LaFeltrinelli). Nel 2013 raggiunge di nuovo la finale del Premio Strega con il romanzo “Figli dello stesso padre” (Longanesi), scritto di getto per curare la gelosia di suo figlio verso il fratello appena arrivato nella nuova famiglia del padre. E poi arriva “Giorni di spasimato amore” (Longanesi, 2014) che racconta sullo sfondo di Napoli, l’ossessione amorosa di Antonio per Lucia, una storia impossibile.
Intorno all’ultimo capolavoro della scrittrice, “Le serenate del Ciclone” (Neri Pozza, 2015), libro del mese Fahrenheit del dicembre 2015, si svolgerà il nostro incontro.
E subito ci guardammo ancora e allora io pensai che non potevo essere stata solo nella pancia della mamma, per almeno un po’ di tempo dovevo essere stata anche in quella del babbo.
Media
Loredana Lipperini intervista Romana Petri (Rai Radio 3) - 11.11.2015
“Le serenate del Ciclone” è 'Libro del giorno' a Fahrenheit
© RAI
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L'Autrice ospite di Uno Mattina per parlare de “Le serenate del Ciclone” - 05.01.2016
Romana Petri racconta il suo romanzo
© RAI
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Si può perdonare a chi ci ha fatto del male, mai a chi il male l’ha fatto a chi amiamo.
Una chiacchierata con Romana Petri - 25.02.2016
L'Autrice intervistata da Giancarla Paladini
© Giancarla Paladini
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Romana Petri. #LeggerePerché - 22.10.2014
Leultime20.it promuove la lettura con la collaborazione della bravissima scrittrice Romana Petri.
© Patrizia La Daga
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Paolo di Paolo legge 10 righe dal libro di Romana Petri - 30.05.2013
L'autore del libro “Mandami tanta vita” (Feltrinelli) presenta “Figli dello stesso padre” (Longanesi)... entrambi candidati al Premio Strega 2013
© 10 righe dai libri
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Eravamo ingenui dominatori del tempo, davamo grande importanza all’imminente piuttosto che all’immediato.
W.A. Mozart, Don Giovanni - “Lá ci darem la mano” - 1958
Mario Petri e Graziella Sciutti, diretti da Nino Sanzogno
© RAI
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Mario Preti interpreta “De la crudel morte de Cristo“
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Mario Petri, “Tannhäuser”
Mario Petri interpreta Wolfram
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Accidenti, pensai, ho un babbo che pure se devi morire ferma il destino e ti salva la vita.
Risorse e collegamenti
- Scarica la locandina dell'incontro con Romana Petri [PDF - 200 Kb]
- Scarica la copertina di “Le serenate del Ciclone” [JPG - 330 Kb]
- Leggi l'incipit di “Le serenate del Ciclone” (Anteprima Amazon)
- Leggi un estratto da “Le serenate del Ciclone” (Google Books)
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La vita, certe volte, sa essere molto più simile a un elastico che a una fune, ci convince che c’è il tempo per tutto e noi le crediamo in buona fede.
Info
Il Circolo della Lettura ‘Barbara Cosentino’ vi aspetta lunedì 14 marzo 2016, alle ore 21.00, per incontrare finalmente la tanto amata scrittrice Romana Petri e volare nel turbine della voce del Ciclone.
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA CON PRELAZIONE DEI SOCI..
Per informazioni sulla partecipazione alla serata, contattare:
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Per le persone che non sanno leggere, le parole scritte sono troppo cariche...
L'evento è realizzato con la gentile collaborazione di Neri Pozza Editore.